Il teatrino dell'odontoiatria

Se a Lerici non avessi sentito un collega sostenere che uno dei metodi per prevenire il contenzioso è quello di seguire scrupolosamente le linee guida divulgate al popolo degli odontoiatri italiani dalla rivista Dental Cadmos sull’ormai dimenticato numero del 15 luglio ’97, non ci sarei più tornato sopra. Ma siccome le stupidaggini sono dure a morire e vengono riproposte più per abitudine che per convinzione, non mi faccio pregare e, ribadisco la mia solitaria opinione. Negli ultimi anni tre anni non sono riuscita a leggere niente di più generico, di più inutile, di più vago, di più ovvio, di più utopistico e scientificamente fatuo delle linee guida. Gli estensori di questo libretto, doverosamente elencati nella presentazione da Luigi Daleffe e Carlo Procopio, che avrebbe dovuto costituire il breviario, la bussola e la stella polare per i dentisti più o meno giovani, non si scandalizzino: la verità è che leggo poco ma lavoro molto studiando accuratamente i casi dei miei pazienti.

Vogliamo misurarci con le realtà di tutti i giorni? Scegliamo, per esempio, il campo della protesi fissa che, unitamente all’implantologia, è il bersaglio del contenzioso. La protesi fissa, come diceva il buon Carnelutti, è il campo odontoiatrico di più difficile apprendimento ed esecuzione dove sicuramente non bastano i 10 o 15 anni di attività. Le linee guida per la protesi fissa enunciate nel famoso opuscolo vengono sviluppate in due paginette di buoni consigli che più buoni non c’è. Ve ne propongo alcuni spezzoni.

Standard qualitativo:


Standard estetico:

Integrità biologica del manufatto protesico:

Pianificazione del piano protesico:


COMMENTO: Non credo che questi sacrosanti principi possano in qualche modo aiutare i giovani odontoiatri ad uscire dallo loro triste realtà che è quella di adattare quotidianamente i lavori protesici ormai finiti ai pilastri naturali con qualche colpo di fresa: un colpo di fresa al moncone sperando di non entrare in camera pulpare, un colpo di fresa al metallo cercando di non forarlo, e, troppo spesso, un colpo di fresa o due all’antagonista per evitare che il paziente rimanga a bocca aperta. Questa è purtroppo la realtà che tutti, almeno inizialmente, viviamo. Ricordo ancora la mia sofferenza: ho impiegato anni prima di capire che i provvisori dovevano avere una spessorazione marginale per poter calzare sulla spalla preparata senza essere distrutti, ho impiegato anni per capire che non devono essere mai cambiati i connotati occlusali dei denti da protesizzare, pena la perdita del rapporto complementare con gli antagonisti essenziale durante la fase di ribasatura; ho capito dopo molti anni che le impronte dirette non sortiscono mai l’effetto voluto quando il numero dei monconi da rilevare riguarda l’intera arcata: te ne viene una con tutti i bordi precisi e un’altra incompleta, ci ho messo anni per capire che anche un’impronta completa in ogni dettaglio, può essere assolutamente inaffidabile nel senso che non riproduce le dimensioni reali del moncone; mi sono reso conto che il rimonitoraggio prima della fase di ceramizzazione è assolutamente indispensabile e che il sistema migliore per la registrazione delle gengive relativamente al manufatto protesico deve essere affidata alla duralay; ho capito dopo anni che montare in articolatore con arco facciale e cere di centrica tutti i casi protesici, dai più semplici ai più complessi è solo stupido; ho capito dopo anni quanto siano importanti le saldature secondarie da effettuare a lavoro finito. Ma i giovani, cui dico queste cose, non potranno mai migliorare se non spiego loro come fare, come spessorare, come registrare le impronte, come e quando usare arco facciale e l’articolatore, perché è stupido usarlo sempre, come fare il rimontaggio, come e quando fare le saldature secondarie, come fare il controllo occlusale, con quali mezzi e con quale sequenza…Insomma, tutti sanno che non ci vuole né un sovra né un sottocorno, ma come si fa ad evitarlo? Tutti sanno che il paziente deve poter chiudere la bocca a lavoro finito, ma perché non mi succedeva mai e dovevo sempre sgommare come un folle?

CONCLUSIONI: E’ quindi mia opinione che sia perfettamente inutile elencare requisiti e proprietà di una protesi in modo vago e sommario senza specificare la sequenza operativa consigliata per raggiungerli, sperando così che si possa evitare il contenzioso. Credo al contrario, lo possa solo favorire.

28 giugno 2000